Forse siamo a un passo dalla verità sul controverso caso Apollo19-20. La risposta FOIA delle Autorità Americane del Dipartimento della US Air Force datata 12 aprile 2024 (che divulgo in download con il presente scritto su gentile concessione del cittadino italiano autore della istanza a cui va il mio personale ringraziamento e la cui identità proteggo come fonte) - e che si è avuta per singolare coincidenza a soli quattro giorni distanza dalla intervista video dell'8 aprile 2024 con il sottoscritto a cura di Alberto Negri di Spazio Tesla - mostra una duplice chiave di lettura: se da un lato le Autorità sembrano chiudere la dibattuta vicenda con una risposta di "no records response", i discutibili criteri di ricerca delle Autorità e come è stata incardinata l'indagine di archivio e i luoghi di archivio esplorati, denotano in filigrana una possibile dialettica fra resistenza alla trasparenza e al "disclosure" da una parte, e una possibile apertura dall'altra in seno alle commissioni e agli apparati burocratici militari, con la concreta possibilità di fare appello indicata nella risposta FOIA stessa, che si traduce nella possibilità dell'istante nel chiedere una rivalutazione della risposta FOIA direttamente al Segretario della Air Force, per rifare la ricerca negli archivi con più accuratezza o in maniera più opportuna.
Si tratta di un risultato sorprendente e notevole e che premia non solo le diverse istanze FOIA fatte precedentemente sin dall'anno 2022 da due cittadini italiani, in maniera indipendente l'uno dall'altro - alcune delle quali arenatesi in un rimpallo di responsabilità fra amministrazioni NASA, NARA e USAF o non portate avanti (NGA), e addirittura coinvolgenti la Agenzia della Ricerca Storica della Air Force - ma anche premia la costanza con cui uno di questi due cittadini italiani non si è arreso dinanzi a un iniziale muro di gomma.
I documenti FOIA degli anni 2022-2023 sono stati divulgati dalla giornalista Sabrina Pieragostini - su mia concessione, nel corso di una intervista scritta - e discussi criticamente (rif. bibliografia). Anche il giornalista lombardo Flavio Vanetti - già apprezzata penna del Corriere della Sera - ha negli anni dimostrato interesse e curiosità per la questione Apollo 19-20, e così proprio recentemente in occasione della mia chiacchierata di aprile con Alberto Negri.
Soffermandoci ora da più vicino sulla suddetta risposta FOIA negativa del 12 aprile 2024, sembra che essa nasca da un deliberato tentativo di portare l'indagine volutamente fuori pista, in archivi riservati del Dipartimento della US Air Force dove non si sarebbero trovate tracce o elementi e fascicoli inerenti queste presunte missioni spaziali classificate sotto l'egida del Dipartimento della Difesa (DoD), avvenute negli anni '70 del secolo scorso - con assistenza NASA e diretta collaborazione dei Sovietici - per investigare alcune anomalie lunari di possibile origine artificiale presenti sul lato nascosto della Luna scoperte nel corso della mappatura lunare da parte di sonde spaziali e missioni Apollo (l'oggetto sigariforme lungo fra i 3 e 4 km è soltanto una di esse, la più appariscente).
Come altrimenti spiegare il fatto - oggettivo e manifesto nella stessa risposta FOIA delle Autorità - che la pratica sia stata inizialmente assegnata alla Vandenberg Air Force Base (luogo californiano sin dal 2007 indicato dai rivelatori come base di lancio e sede del controllo missione spaziale) e successivamente trasferita inspiegabilmente alla Patrick Space Force Base di Cocoa Beach in Florida?
Se il trasferimento alla Patrick Space Force Base di Cocoa Beach indica in ogni caso un altra sconcertante coincidenza (Cocoa Beach fu indicata proprio dal sottoscritto nell'anno 2011 come possibile luogo di controllo missione delle primi tre missioni spaziali occulte e con equipaggio statunitense-sovietico con destinazione Marte, avvenute negli anni'70, il Progetto "RedSun"), al contempo potrebbe aver avuto la funzione di far arenare nel deserto la pratica stessa: magari Cocoa Beach potrebbe essere stata effettivamente coinvolta nel passato nella gestione di controllo missione di missioni spaziali riservate, ma forse per pianeti e luoghi del sistema solare diversi dalla Luna. Così, l'assegnazione della pratica FOIA alla Patrick Space Force Base strizza l'occhiolino a rivelazioni di anni prima ("RedSun Project"), e contemporaneamente evita imbarazzanti e potenziali rilasci di informazioni o al riconoscimento della esistenza di documenti non divulgabili che - anche appellandosi alla esenzione FOIA prevista per Legge - non farebbero altro che avvalorare il tutto per quanto concerne le indagini avvenute sul lato lontano della Luna.
Altro interrogativo: per quale motivo fra le "keywords" (parole chiave) utilizzate dalle Autorità nella estesa ricerca informatica di eventuali files a riguardo, non sono state incluse le parole ed espressioni "Apollo 19" e "Apollo 20", dando invece priorità ad espressioni che - se autentiche - erano in ogni caso nomi in codice subordinati (missioni colorate ed "orange") alla denominazione principale delle missioni?
Che qualcosa di anomalo sia accaduto nella gestione della pratica FOIA lo si evince dal fatto che nella risposta FOIA non solo le Autorità affermano di non aver cercato dossier e fascicoli nella Vandenberg Air Force Base dove sarebbe stato più naturale ed opportuno farlo (dalla Base di Vandenberg sarebbero partiti i razzi Saturno V modificati per effettuare efficaci lanci in orbita polare, nel febbraio e agosto 1976) e dove correttamente era stata assegnata la pratica inizialmente, ma anche dal fatto ancora più strano che la ricerca abbia coinvolto - oltre alla base di Cocoa Beach - la base di lancio NASA di Cape Canaveral in Florida, mai citata dai rivelatori del caso Apollo 19 e 20, che sempre hanno indicato lanci dalla costa californiana e una gestione militare della USAF con partecipazione di astronauti di provenienza e addestramento NASA e dell'Aeronautica statunitense. La presenza dei sovietici - un cosmonauta per ciascun equipaggio Apollo 19 e 20 - rendeva la missione spaziale una missione internazionale con fini esplorativi e di investigazione altamente classificata e gestita dai militari.
La NASA - oltre a fornire assistenza tecnica, astronauti e assistenza d'emergenza con il centro controllo di Houston in Texas (presso il NASA Johnson Space Center) per motivi di contingenza nel momento dell'incidente di Apollo 19 nel febbraio 1976, al termine della manovra di inserzione translunare, TLI - potrebbe essere stata coinvolta anche presso il Kennedy Space Center (menzionato nella intervista con il Comandante di Apollo 19, che nel 2019 ho rivelato potrebbe essere stato il celebre astronauta John W. Young, per dichiarata affermazione del mio misterioso interlocutore con cui rimasi in contatto cinque anni, dal 2008 al 2012, e per inferenze e deduzioni che io stesso feci a posteriori e già illustrate a Alberto Negri), ma non certo Cape Canaveral in Florida. Cape Canaveral e Kennedy Space Center (KSC) sono due installazioni separate suppure adiacenti in Florida.
La risposta FOIA ha dunque dato esito negativo ma relativamente a Cape Canaveral e alla Patrick Space Force Base di Cocoa Beach, non alle basi dove sarebbe stato meglio assegnare la pratica e la sua istruttoria, sopratutto la Vandenberg AFB. I luoghi deputati alla missione come centro di lancio e di controllo missione non sono stati indagati nei loro archivi dalle Autorità, né la funzione di ricerca ha usato le espressioni di Apollo 19 e 20 come ci si sarebbe aspettato.
Nondimeno incredibilmente, le stesse Autorità statunitensi offrono nella formale risposta scritta all'autore della interrogazione FOIA, la possibilità di appello entro 90 giorni dalla data di risposta e prevista per legge, direttamente alla figura del Segretario del Dipartimento della Air Force.
Sembra quasi dunque che le Autorità vogliano coinvolgere una alta figura politica, un civile ad altissimo livello nominato dal Presidente degli Stati d'America, nella valutazione del rilascio di informazioni che - se esistenti - sono certamente altamente classificate a livello militare. Si tratta di informazioni che - se esistenti - sarebbero riconducibili alla sicurezza nazionale ma non perché si parli di difesa ed offesa strategica e di gestione di sistemi d'arma, ma perché la rivelazione di possibili antichi resti di civiltà extraterrestri sul satellite naturale Luna, costituisce una rivoluzione copernicana e dirompente in termini antropologici, sociologici e anche per le conseguenze nella ricerca tecnologica e nella conoscenza scientifica e storica della genesi della civiltà umana, capace di provocare una potenziale anomia e crisi dei sistemi di valori nelle società umane. Vero è anche che i timori e le cautele e i suggerimenti di censura preventiva espressi negli anni Sessanta al riguardo da enti e consulenti di ricerca interpellati a livello istituzionale dalla NASA, le cui conclusioni sulla possibile scoperta di civiltà extraterrestri o dei loro resti furono messe agli atti al Congresso degli Stati Uniti (il cosiddetto Brookings Report) nel 1961, facevano i conti con una società americana e una situazione culturale mondiale profondamente diversa rispetto all'età contemporanea del XXI secolo, certamente meno preparata allora a rivoluzioni dirompenti rispetto ai giorni nostri.
Il Segretario della Air Force - qualora venisse interpellato nella suddetta richiesta di appello sulla risposta FOIA in questione - è una figura di vertice che gestisce un personale di quasi settecentomila unità del Dipartimento della Air Force, e supervisiona un budget annuale di oltre 173 miliardi di dollari, dirigendo strategia, politica, tecnologia, organizzazione e addestramento del personale del Dipartimento Aereo e spaziale militare USA, oltre che responsabile nell'eseguire le decisioni del Presidente degli Stati Uniti, del Congresso e soddisfare le esigenze dei Generali Comandanti. L'attuale Segretario della Air Force a cui potrebbe andare la pratica di appello, è in questo momento il dr. Frank Kendall, già ingegnere aerospaziale. alto ufficiale dell'Esercito, formatosi alla Accademia di West Point e in diverse università americane, in campo giuridico e di business administration.
La dead line per un eventuale appello - una procedura amministrativa, non giudiziaria, senza costi e consistente in una formale lettera motivata nelle richiesta - è fissata all'11 luglio 2024, termine oltre il quale non sarà possibile più appellarsi alla risposta FOIA di "no records response".
Qualunque cosa decida di fare il cittadino italiano in merito al possibile appello - la cui meritoria opera di ricerca storica all'insegna della trasparenza e della Legge sulla Libertà d'Informazione (FOIA, Freedom of Information Act) si situa in tanti anni di divulgazione, ricerca e accese polemiche - non posso esimermi dal raccontare cosa ho compreso l'8 aprile 2024, alcune ore prima di concedere l'intervista ad Alberto Negri della associazione piacentina Spazio Tesla.
La sonda Lunar Orbiter III - facente parte del programma spaziale Lunar Orbiter della NASA, 1966-1967, avente lo scopo di mappare la superficie lunare con sonde spaziali senza equipaggio, per studiare i siti d'allunaggio delle successive missioni Apollo - realizzò nell'anno 1967 211 fotografie durante quaranta orbite attorno alla Luna, le sviluppò a bordo, le scansionò e poi trasmise le foto via radio a terra (soltanto una parte di queste furono trasmesse, le alte furono perse nella trasmissione).
Fra queste foto, la più significativa è la foto catalogata 3121_med_raw-tif, scattata dalla sonda ad oltre 1500 km di distanza dalla superficie lunare (1563 km per la precisione), disponibile in formato .tif e compressa in una cartella caricata nel sito del LPI (Lunar and Planetary Institute). Purtroppo il link al download del file in alta definizione risultava corrotto settimane fa, e rimandante ad una altra pagina di ricerca, non pertinente. Per poter scaricare e visionare la foto, ho fatto allora uso della funzione di ricerca all'indietro del tempo del sito archive.org, e con esso - postando il link corrotto - ho avuto accesso alla cartella correttamente caricata in Rete anni prima, quando il link alla cartella funzionava.
Nella foto raw tif di circa 24,6 Megabyte - nonostante la grande distanza a cui è stata scattata dalla Luna - è distinguibile chiaramente la grande anomalia lunare sigariforme, con una accortezza: bisogna ruotare di 90 ° in senso orario l'immagine, per avere l'allineamento nord-sud classico, e riconoscere i crateri lunari Tsiolkovsky, la piana di Fermi, il cratere Delporte e il cratere Guest (a forma di otto) subito adiacente alla anomalia lunare, che all'epoca non aveva questo nome assegnato solo recentemente dalla IAU (anno 2017). La sonda Lunar Orbiter III poteva fotografare la Luna con obiettivi da 80 mm di lunghezza focale, e con obiettivi da 610 mm di lunghezza focale (super tele obiettivo), con angolo di campo inferiore.
Metto a beneficio di tutti i download dei files relativi, inclusa la risposta FOIA del Dipartimento della Air Force (12 aprile 2024), con crediti d'immagine per quanto concerne le foto Lunar Orbiter della NASA riservati al Lunar and Planetary Institute:
DOCUMENTI
download FOIA response, Department of Air Force, April 12, 2024
FOTO
download Lunar Orbiter III, 3121_med_raw-tif
download Lunar Orbiter III, 3121_med_raw-tif, rotated 90 ° clockwise
download Lunar Orbiter III, zoom 3121_med_raw-tif
In ultima analisi, non solo le missioni spaziali Apollo 15 e 17 fotografarono l'oggetto sigariforme nel corso delle loro orbite attorno alla Luna negli anni 1971 e 1972, ma anche la precedente missione spaziale del programma Lunar Orbiter NASA degli anni 1966-1967, lo fece e se le foto furono accuratamente analizzate non solo dagli analisti NASA ma anche da personale del Dipartimento della Difesa o della NSA o dello NRO - con cui le informazioni potevano essere condivise - sicuramente l'anomalia avrà destato notevole interesse presso la comunità d'intelligence.
Probabilmente anche i Sovietici - come già suggerito dai rivelatori del caso Apollo 19-20 - si accorsero tramite la mappatura ottenuta dalle loro sonde spaziali, della presenza di siti e di oggetti presenti sulla superficie selenica del lato nascosto della Luna, aventi una possibile origine artificiale, da investigare successivamente in maniera altamente riservata. L'Unione Sovietica fu infatti la prima potenza mondiale ad acquisire delle foto del lato lontano della Luna, il 4 ottobre del 1959, con la sonda spaziale Luna 3 e negli anni successivi - fra il 1959 e il 1976 - perfezionarono con le loro sonde robotiche la qualità delle osservazioni e delle mappature fotografiche.
© Luca Scantamburlo
25 aprile 2024
BIBLIOGRAFIA
Il ritorno della vicenda di Apollo 20 e le connessioni con il “Progetto Redsun”: ecco le novità di Luca Scantamburlo, di Flavio Vanetti, 21 aprile 2024
Le istanze FOIA e la connessione con il Progetto RedSun: intervista di SpazioTesla a Luca Scantamburlo, di L. Scantamburlo, 8 aprile 2024
Luca Scantamburlo:«Taurus e RedSun, i retroscena delle missioni spaziali “impossibili”» di Sabrina Pieragostini, 27 maggio 2023
Con Luca Scantamburlo la storia parallela dell’esplorazione spaziale e i documenti FOIA inediti, di Sabrina Pieragostini, 21 maggio 2023
Luca Scantamburlo: «Ecco quello che ho scoperto sulle missioni segrete della NASA», di Sabrina Pieragostini, 14 maggio 2023